Quando per la prima volta, nei primi confronti sulla nuova legge dell’editoria e in un consesso pubblico, ho chiarito che a mio avviso la stampa deve poter contare almeno in parte sui finanziamenti pubblici, sono stato additato. C’è chi ne faceva questione di politica, chi di economia. Mi si rispondeva che se un giornale, o un sito internet, o una tv “vende”, solo allora ha diritto di stare sul “mercato”. E più le opposizioni si gremivano di termini tipici dell’economia aziendale, più il mio stupore cresceva: l’informazione non può sottostare a logiche di mercato. Mai. Se così fosse, e permettetemi l’iperbole, sui siti comparirebbero solo “bufale”, sui giornali solo le pruderie e in tv la cronaca nera verrebbe esaltata all’ennesima potenza: la logica di servizio andrebbe a farsi benedire. Invece no: informazione è democrazia, e il pluralismo è l’ingrediente basilare a un’informazione più corretta, capillare, libera.
Anche di questo si è parlato il 2 dicembre scorso a Forlì nel convegno organizzato da Legacoop e Mediacoop per fare il punto non solo sulla crisi del settore ma anche sul futuro, vista la neonata legge sull’editoria. Di quella legge tanto attesa sono stato e sono uno strenuo difensore: prevede fondi certi per la stampa no profit e di cooperative di giornalisti, aggancia i contributi al corretto uso del contratto nazionale, accompagna cambiamenti e innovazione.
Certo, questo è il panorama futuro: oggi le testate sono invece ancora in attesa dei contributi relativi al 2015 e l’incertezza del momento rende meno certi anche i decreti attuativi che erano attesi per la prossima primavera. E’ volontà di questo governo e del Parlamento accompagnare le testate all’erogazione della prima tranche di contributo come voluto dalla nuova legge, perché nessuno debba morire di attesa. Nel frattempo, invito il settore e le istituzioni a riunirsi ancora e confrontarsi pubblicamente, come è stato a Forlì il 2 dicembre scorso, perché la tutela dell’informazione non resti “cosa” da giornalisti, ma sia tema di dibattito pubblico: è questione di democrazia, e quindi di interesse comunitario.
on. Bruno Molea, vice presidente della Commissione Cultura alla Camera