Pier Luca Santoro (DataMediaHub): «Giornali in crisi? Il lettore torni il centro di interesse» 6


L’ESPERTO SUI MEDIA

«Giornali in crisi? Il lettore torni centro d’interesse»

Pier Luca Santoro sarà a Forlì il 2 dicembre

di GAETANO FOGGETTI FORLÌ. «O il giornalista di un quotidiano entra in una logica di multidisciplinarità, diventando capace di spaziare tra i vari strumenti ora a sua disposizione, la carta ma anche e soprattutto il web, o altrimenti rischia di restare schiacciato dal flusso inarrestabile delle informazioni venendo meno al suo ruolo di mediatore professionale tra le varie fonti e i loro fruitori finali ».

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A sostenerlo con forza è Pier Luca Santoro, project manager dell’osservatorio DataMediaHub, che dal 1998 opera come consulente per progetti di posizionamento strategico, organizzazione, comunicazione e formazione per aziende pubbliche e private, associazioni di categoria e amministrazioni pubbliche. E prima ancora ha ricoperto ruoli di responsabile del marketing e dell’organizzazione per imprese come Star, Giuliani e Bonomelli. Non a caso proprio Santoro sarà tra i protagonisti del convegno su editoria e informazione in programma il 2 dicembre (vedi box).

A lui, quindi, il compito di fare una analisi spietata del momento difficile che il mondo dell’informazione e i giornali quotidiani in particolare stanno attraversando.

Perché i giornali rischiano di perdere ancora terreno?

«Come sempre avviene non c’è una unica causa, la prima è la progressiva disattenzione nei confronti delle esigenze del lettore a fronte di una crescente attenzione per gli investitori pubblicitari che ha portato in molti casi a dare al lettore uno strumento che è rimasto vecchio. Il giornale cartaceo, in fondo, appare nella stessa forma da 150 anni. Il giornalista è purtroppo una delle vittime di questo percorso, basti pensare che in meno di cinque anni 3mila professionisti hanno perso il lavoro».

Quali possono essere le soluzioni sul tappeto?

«Se ne esce riportando il lettore al centro dell’attenzione, da una parte con il prodotto cartaceo e dall’altra con quello on line e digitale che da questo punto di vista facilita sicuramente un processo di relazione. Un lavoro che va iniziato e svolto coinvolgendo tutto le anime del prodotto editoriale: sia la parte redazionale sia quella manageriale».

Lo strumento principe per questo sistema di relazioni restano i social network?

«Credo che Facebook e affini in questi anni siano stati usati nel peggior modo possibile dai giornalisti, solo come una sorta di discarica di link. Il social network, invece, può essere impiegato per intraprendere una relazione con il lettore, per individuarlo e poi portarlo a conoscere il proprio sito e i propri strumenti digitali. Facebook, infatti, permette di dare al potenziale interlocutore un profilo esatto in grado di tracciarne l’identità come potenziale lettori individuandone le esigenze sia dal punto di vista giornalistico sia da quello pubblicitario, dando agli agli sponsor uno strumento in più per diventare appetibili».

Qual è la differenza in questo momento tra giornali nazionali e locali?

«Questi ultimi possono giocarsi una carta in più, che è quella di rappresentare intere comunità, cosa che storicamente fanno da sempre e che può segnare un punto di favore rispetto alla carta stampata generalista. Elemento che, però, rischia di indebolirsi progressivamente. Per questo il giornalista deve rimettersi al centro dei vari flussi di comunicazione, siano essi agenzie, informatori, amici o social raccogliendone stimoli e spunti per essere strumento di coesione, dando così senso a tutto il sistema ed esprimendo la sua nuova professionalità che, come mediatore, ritengo ancora assolutamente indispensabile».

Ritiene giusta la sopravvivenza di un fondo che eroga contributi all’editoria?

«Come principio di fondo assolutamente sì, perché in questo modo si garantisce il pluralismo dell’informazione e non si fa dipendere la stabilità di un giornale, soprattutto quelli più piccoli, dalle schizofrenie del mercato. Molto più discutibile quando questo principio è stato adottato con tante distorsioni. Credo ci siano due aspetti da valutare: quello quantitativo che deve essere legato alla informatizzazione delle edicole, peraltro già prevista nel 2012 ma che sconta ancora un ritardo di applicazione assurdo, con tanto di commissione della Fieg ancora al lavoro sull’argomento e tempi che si allungheranno minimo di altri due anni. In questo modo tutta la filiera sarebbe tracciata e quindi il contributo sarebbe proporzionale alle copie effettivamente vendute. L’altro aspetto è di merito: ci sono una serie di giornali che per posizioni ideologiche ricevono poca pubblicità anche perché molto spesso parlano male di quelle aziende. Allora, se tu sei un giornale con meno del 30 per cento delle pagine o spazi su internet occupati dalla pubblicità io ti pago perché è evidente che hai bisogno di sopravvivere».

IL CONVEGNO

Informazione, Mediacoop e Legacoop chiamano a raccolta politici e addetti

FORLÌ. Mediacoop e Legacoop Romagnadanno appuntamento a venerdì prossimo, 2 dicembre, a partire dalle 14.30 nella sala di Palazzo Romagnoli in via Cesare Albicini, per il convegno che prenderà in esame le tante novità sul tappeto che interessano la filiera dei media e della comunicazione, dalla recente riforma nazionale dell’editoria alla nascente legge regionale dell’ Emilia-Romagna sull’ informazione locale.
Una occasione sicuramente molto importante per fare il punto su un settore al centro negli ultimi anni di importanti trasformazioni per certi versi epocali. Ne parleranno il deputato Roberto Rampi, relatore alla Camera della legge che istituisce il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, più volte protagonista della campagna “Meno Giornali Meno Liberi” mirata a sostenere l’importanza del contributo pubblico per l’editoria cooperativa. A Giorgio Pruccoli, invece, sarà affidata la presentazione della nascente legge regionale di sostegno all’editoria locale, della quale è relatore e primo firmatario. Il programma si aprirà con i saluti delle autorità e gli interventi di Mario Mazzotti, direttore generale di LegacoopRomagna, e di Emilio Gelosi, responsabile Media, Informatica e Comunicazione dell’associazione cooperativa. Il primo focus è dedicato all’ informazione locale, con Luca Pavarotti (Corriere Romagna), Marco Bilancioni (Resto del Carlino), Nevio Ronconi (Ravennanotizie.it) e Manuel Poletti (SettesereQui). A seguire il confronto con il consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Michelangelo Bucci, e il senatore Stefano Collina, componente della Commissione Affari Costituzionali.


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