La “media literacy” non è stata inserita nella legge per il pluralismo e la libertà di informazione. Perché invece sarebbe importante incentivare la promozione alla lettura: una proposta per Mediacoop e la campagna Meno Giornali Meno Liberi
Il dibattito in aula sulla proposta di legge di Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione ha portato a eliminare ogni forma di incentivo alla lettura e all’educazione ai media, presenti invece nel testo Coscia. Vorremmo che il Senato, dove siedono giornalisti e docenti, provasse a riconsiderare questo punto cruciale per il futuro del mondo dell’informazione e dei giovani, partendo dal presupposto che Scuola e Informazione svolgono due funzioni complementari nel trasformare ragazze e ragazzi in cittadini maturi.
Partiamo da una considerazione tratta dall’ultimo Rapporto Censis (marzo 2015) su come si informano i giovani: la gerarchia delle fonti di informazione vede al primo posto Facebook (71,5%) al secondo posto Google (68,7%) e solo al terzo posto compaiono i telegiornali (68,5%), con YouTube che non si posiziona a una grande distanza (53,6%) e comunque viene prima dei giornali radio (48,8%), tallonati a loro volta dalle app per smartphone (46,8%). I giovani vivono in una fase di disintermediazione informativa e si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che li mettono a diretto contatto con i loro interlocutori o con i servizi di loro interesse, evitando l’intermediazione di altri soggetti. E l’attendibilità delle fonti? Il ruolo del giornalista?
Senza formare i giovani lettori… non avremo più lettori! Senza azioni di media literacy nelle scuole, i giovani non entreranno in contatto con i giornali e, soprattutto, non avranno gli strumenti per decodificare le informazioni.
Alfabetizzare ai media i giovani, a partire dalla scuola, rappresenta l’unica strada per formare una generazione di futuri lettori. Il cammino è culturale; la scommessa è riuscire a coinvolgere a tal punto le giovani generazioni in modo che colgano la differenza e non si informino soltanto attraverso la rete, offrendo loro gli strumenti per scegliere.
Non bastano le campagne di promozione alla lettura; ci vuole una dotazione di risorse che preveda l’acquisto di abbonamenti a quotidiani e periodici online per le scuole e premi quelle pubblicazioni che offrono spazi agli studenti, compiono azioni di Media Literacy nelle scuole del loro territorio, favoriscono la crescita di lettori consapevoli.
Non è un caso che il 12 febbraio sia stato siglato il nuovo protocollo d’intesa tra Federazione della stampa e ministero dell’Istruzione che punta, attraverso progetti condivisi, a portare l’informazione nelle scuole.
La proposta che vorrei lanciare è che anche Mediacooop si facesse promotrice di un analogo protocollo, cucito “su misura”, tenendo conto di quanto la scuola e i giornali locali siano strettamente legati ai territori e possano rappresentare una vera risorsa: l’interesse e la partecipazione nelle comunità locali è un presupposto di vera cittadinanza. Ma non solo. Spesso queste testate rappresentano il primo passo per l’accesso alla professione grazie alla disponibilità dei colleghi nonostante le scarse risorse economiche: c’è molta curiosità e diversi giovani arrivano proprio grazie ai rapporti con le scuole o ai giornali degli oratori. Il legame Scuola-Informazione esiste: perché non esprimerlo allora nella nuova legge?
Lidia Gattini
Cooperativa La Mandragola