Le contestazioni alla campagna #menogiornalimenoliberi assumono spesso contorni vivaci, per usare un eufemismo. Per rispondere a un certo tipo di retorica, la nostra redazione (in particolare l’ottimo Roberto Paolo, caporedattore del Roma di Napoli) ha preparato una serie di risposte che cercano di riportare un minimo di razionalità nella discussione. Frequently Asked Questions? Considerando i toni siamo un gradino oltre, e l’acronimo potrebbe essere ben altro, se non fosse che abbiamo deciso sin dall’inizio di mantenere dritta la barra della razionalità. Ve le proponiamo a partire da oggi, come contributo al dibattito nazionale sul pluralismo e la libertà di informazione.
«Siete tutti ladri e mangiate sulle spalle dei contribuenti»
Fino a molti anni i finanziamenti pubblici all’editoria erano ingenti, le norme avevano maglie toppo larghe ed i controlli erano scarsi, ragion per cui in passato si sono verificati abusi che hann generato scandali che hanno colpito negativamente l’opinione pubblica. Da diversi anni le cose non stanno più così. Le norme sono diventate stringenti e i controlli severi, molti giornali sono stati estromessi dalla distribuzione dei fondi e l’entità del contributo pubblico è diminuita in 5 anni del 90% passando dagli oltre 500 milioni del 2008 ai circa 50 milioni erogati per il 2013.
Oggi ai contributi pubbici accedono esclusivamente editori che siano cooperative o associazioni no profit o che siano controllati da fondazioni morali, cooperative o associazioni no profit. La maggioranza dei soci di queste coop devono essere obbligatoriamente giornalisti assunti a tempo indeterminato. I bilanci devono essere certificati e gli statuti devono prevedere il divieto di riparto di eventuali utili.
Oggi i contributi sono erogati solo per contribuire nella misura del 50% alle spese effettivamente sostenute (e certificate con pagamenti tracciabili) per i costi di personale, stampa e carta. I contributi sono relativi alle spese sostenute l’anno precedente e vengono erogati nel dicembre dell’anno successivo a quello di spesa (dopo aver certificato e tracciato tutti i relativi pagamenti).
Come si possa rubare un centesimo in un sistema simile è davvero difficilmente immaginabile.