La crisi del mercato editoriale e del mercato pubblicitario rende pressoché impossibile editare piccoli giornali senza contributi pubblici. Senza il contributo pubblico al pluralismo dell’editoria, scomparirebbero circa due/trecento testate “minori” e l’informazione su carta stampata in Italia rimarrebbe appannagio di un oligopolio formato dai cinque grandi gruppi editoriali che controllano le sette/otto testate nazionali in grado di sopravvivere senza contributi pubblici. Senza il pluralismo nell’informazione il cittadino non è libero di scìegliere a quale canale di informazione accedere, e la democrazia stessa sarebbe in pericolo. Ecco perché l’art.21 della Costituzione Italiana e la stessa Carta europea dei diritti umani prevedono che gli stati garantiscano e sostengano il pluralismo nell’informazione. L’Italia è uno degli ultimi paesi europei per entità del contributo pubblico al pluralismo.