Da un lato la furia demagogica di chi avrebbe voluto abolire i contributi, dall’altro i ritardi e le incertezze del Governo. Stretti in mezzo sono rimasti i soci delle cooperative di giornalisti, che per resistere hanno attivato una serrata ristrutturazione tra mille sacrifici
Resistere, resistere, resistere… Così Luca Pavarotti, giornalista e presidente di Cega, la cooperativa editoriale che edita il Corriere Romagna, sintetizza l’attività degli ultimi tre anni di “passione”, che hanno visto seriamente minacciata la possibilità di sopravvivenza di molte testate locali e delle cooperative di giornalisti e delle altre realtà non profit del settore.
Qual è attualmente la situazione dell’editoria cooperativa?
Siamo in attesa della Riforma, ma intanto stiamo rischiando la tempesta perfetta, da un lato il repentino dimezzamento del contributo pubblico, dall’altro la crisi congiunturale che ha avuto ripercussioni pesanti sui fatturati pubblicitari e la crisi specifica del settore. Dopo il taglio retroattivo, a bilanci chiusi, del contributo 2013, ormai i contributi diretti all’Editoria cooperativa e non profit ammontano nel nostro paese a soli 44 milioni di euro, cosa che, contrariamente a quanto si dice, non avviene in nessun altro Paese europeo>.
Quali azioni avete intrapreso per arginare l’emergenza?
Proprio per fronteggiare questa drastica riduzione del contributo pubblico, la cooperativa ha avviato, anche con notevoli sacrifici da parte della base sociale, un articolato processo di ristrutturazione, puntando su una serie di politiche di riduzione dei costi, che hanno riguardato, in primis, il costo del lavoro, ridotto sensibilmente per effetto della sottoscrizione di contratti di solidarietà, della riduzione di stipendio per i soci lavoratori, quale forma di apporto economico da parte di questi ultimi, in base alle norme previste per le cooperative in stato di crisi, il costo di stampa, il costo della carta e tutte le spese generali e, da ultimo, il prepensionamento di 4 giornalisti. Inoltre i soci hanno sottoscritto negli ultimi due anni ben due nuovi aumenti di capitale.
Come giudica la campagna contro i contributi pubblici per l’editoria?
Sul tema si è fatta molta demagogia e spesso ha prevalso un approccio populista, che tanto va di moda di questi tempi. Qui non si tratta di tutelare privilegi di una “casta” o forme di assistenzialismo. Sicuramente ci sono stati storture, truffe e abusi, in assenza di adeguati controlli. Ma ormai quella stagione è finita e non vorremmo pagare le colpe di altri. Già il Decreto “Peluffo”, convertito nella legge 103/2013, aveva reso più trasparenti i criteri e maggiore la selezione per l’accesso ai contributi, premiando le cooperative che hanno giornalisti assunti a tempo indeterminato e che vendono il giornale in edicola, facendo “pulizia” dei soggetti non aventi diritto.
Ma il governo, in attesa della nuova Riforma, aveva assicurato la copertura per il 2014 e le previsioni per il 2015, dicendo che non era loro intenzione riformare il settore avendo perso per strada chi arricchisce, con il suo lavoro, la nostra democrazia.
E invece?
Invece in questi in tre anni abbiamo perso oltre un milione di euro, rendendo quasi impossibile la tenuta economica e finanziaria della cooperativa. Atro che spending review, dai circa 72,5 milioni di contributi diretti alla carta stampata nel 2012, si è passati a 44. Quest’anno addirittura si è arrivati all’erogazione del contributo in assenza del relativo decreto, cosa che ha notevolmente complicato l’operazione di anticipo che normalmente si fa con gli istituti di credito. E per il 2015 non sappiamo ancora nulla di certo. Pertanto mentre sullo sfondo si cominciava ad intravedere la tanto agognata Riforma del settore, nel mezzo si lasciava una scia di “morti e feriti”, anche tra coloro che avevano rispettato le regole. E invito tutti a scorrere l’elenco delle aziende che oggi percepiscono ancora contributi pubblici, le vere cooperative di giornalisti si contano ormai sulle dita di una mano.
Quindi non temete regole anche più stringenti?
Le regole ci sono e si possono sempre migliorare, ma è un problema di tempi e di risorse. Si tratta di garantire principi democratici, quello della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione, sanciti dalla Costituzione e normati da leggi vigenti. Se si vuol fare scempio di questi principi lo si dica una volta per tutte, ma non si può continuare a creare un percorso ad ostacoli subdolo e strumentale. Del resto è proprio il legislatore che ha individuato nel modello dell’azienda cooperativa il soggetto più adatto a garantire i principi di autonomia e di indipendenza, dato che pare difficile considerare l’informazione una “merce” che possa affermarsi, vivere e sopravvivere solo in base alle leggi di mercato.
Ritenete di essere giunti ad un passaggio cruciale, la Riforma si farà?
Grazie anche al successo della campagna curata con Mediacoop e Legacoop Romagna, #menogiornalimenoliberi, di cui siamo stati protagonisti, la strada intrapresa ci ha portato – pur con molte sofferenze e la chiusura drammatica di alcune testate storiche – ad ottenere un voto fondamentale del Parlamento contro la proposta di legge del Movimento 5Stelle, che chiedeva la definitiva abolizione del contributo pubblico all’editoria. Ora attendiamo con speranza l’approvazione del disegno di legge che prevede come punto fondamentale la creazione del Fondo per il pluralismo e la libertà dell’informazione per i 5 anni successivi all’approvazione della legge, che dovrebbe iniziare a breve il suo iter alla Camera.
Ma intanto, si rischia un altro anno di passione?
Non possiamo più permetterlo. Per chi si trova a fare impresa editoriale in un momento così difficile, diventa praticamente impossibile programmare l’attività in assenza di certezze. Ora l’urgenza è di avere importi stanziati sul 2016, per l’esercizio 2015 che si è appena concluso. Non vorremmo in questo anno ponte verso la Riforma che si ripetessero i ritardi degli ultimi tempi. La legge pare avviata sulla buona strada, insieme a Mediacoop e Legacoop Romagna siamo stati e saremo parte attiva nell’elaborazione dei criteri e dei contenuti per evitare nuove storture. Ma è fondamentale che la Riforma possa contare su risorse adeguate a sostenerla.
(dalla Romagna Cooperativa 1/2016)