Giornali radicati nel territorio, una risorsa nella crisi


da l’Avvenire del 21/4/2015

Radicati nel territorio con lo sguardo su «tutto l’umano» per essere un contributo concreto alla democrazia del nostro Paese: è questo il mandato che Francesco Zanotti, presidente della Fisc, affida alle testate cattoliche locali al termine del Convegno nazionale svoltosi all’Aquila.
Che messaggio lascia l’evento in Abruzzo?
L’essere ospiti all’Aquila, in una terra ferita dal sisma sulla via della rinascita, ci ha spinto a metterci soprattutto in ascolto e a vivere il nostro mestiere come un contributo al cammino di ‘risurrezione’ di tutto il nostro Paese. In questi giorni abbiamo toccato con mano la volontà della comunità cristiana di essere viva e presente come Chiesa viva in mezzo alle case degli uomini. Per i settimanali cattolici questi tre giorni in Abruzzo sono stati una preziosa scuola, che ci ha confermati nel nostro cammino di servizio al fianco degli uomini. L’immagine per i media cattolici che mi piace usare è quella dei discepoli di Emmaus, dei compagni di viaggio che condividono tutto. Proprio come all’Aquila ha fatto il giornale diocesano Vola, che ha condiviso tutto con il proprio territorio.
Questo radicamento nel territorio può essere una risorsa nella crisi?
Assolutamente sì, è una dimensione decisiva per le nostre testate nella crisi della carta stampata: il radicamento nel territorio fa parte dell’identità della Chiesa – pensiamo alla parrocchia che è casa fra le case – e quindi anche dei settimanali cattolici. Un legame che non ci rinchiude però entro confini limitati: ben saldi nelle nostre radici siamo chiamati, infatti, a guardare all’intero Paese, al mondo, a tutto l’umano. Questo sta nella nostra storia, e questo i giorni all’Aquila l’hanno dimostrato chiaramente.
Quali le maggiori sfide oggi per le testate della Fisc?
La prima è l’interrogativo che ci propone Internet, luogo da abitare. Molte testate stanno mettendo mano ai propri siti, anche grazie a un progetto promosso assieme alla Cei proprio per rispondere a questa esigenza. Ovviamente questo pone sfide nuove anche al nostro modo di lavorare, che non è più diretto solo alla carta stampata. Ma questa è solo una delle sfide che ci dovrebbero spingere a essere ‘santamente inquieti’, cioè consapevoli dell’importanza del nostro lavoro.
Quali i maggiori ostacoli a questa missione?
Oltre alla crisi che colpisce la carta stampata e al taglio dei contributi, penso soprattutto alla minaccia al pluralismo dell’informazione, che non viene più percepito come un valore. La Fisc al riguardo si sta battendo perché la stampa no profit venga sostenuta, e un Paese democratico non può non sostenerla. È una battaglia che stiamo facendo assieme anche ad altre sigle, ad esempio con la campagna «Meno giornali meno liberi». Un impegno che porteremo anche al tavolo sull’editoria con il Governo in programma la prossima settimana: siamo aperti alle proposte di riforma nella direzione di un sistema più giusto nella distribuzione dei contributi, ma bisogna ricordare che senza pluralismo non c’è democrazia.

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