Poche modifiche e sarà davvero “Una legge per chi legge”: al via la nuova campagna di Meno Giornali Meno Liberi


Leggeperchilegge A3Un grande punto interrogativo disegnato dalle foto di coloro che hanno prestato la loro immagine sui social per la battaglia in favore del pluralismo dell’informazione e un claim dal sottinteso ottativo: “Una legge per chi legge”.
Riparte così, sulle pagine dei giornali e sul web, la mobilitazione di Meno Giornali Meno Liberi, la campagna che vede coinvolte nove importanti realtà dell’editoria italiana: ACI Comunicazione, Mediacoop, FILE, FISC, FNSI, Articolo 21, SLC-CGIL, ANSO e USPI.
Il lancio avviene in contemporanea con l’apertura della discussione alla Camera della proposta di legge Pannarale per l’Istituzione del Fondo per il diritto all’informazione e per il finanziamento pubblico dell’editoria.
«Basta soldi ai giornali, diceva qualcuno…», si apre l’annuncio, richiamando la recentissima minaccia di cancellare con un tratto di penna il sostegno all’editoria no profit e alle cooperative di giornalisti. «Poi è successo qualcosa. Una grande campagna di informazione e di civiltà, nata dal basso: Meno Giornali Meno Liberi. Perché chi legge sa che ogni giornale che muore è un colpo alla democrazia».
«Ci siamo battuti per gli editori indipendenti, per le testate locali, per le cooperative di giornalisti vere», recita l’annuncio. «Con le armi della democrazia e del buon senso ci siamo trovati al fianco dei cittadini, del mondo del lavoro, della cultura migliore, della politica che crede ancora nei territori e nella tutela delle minoranze. Abbiamo spiegato all’opinione pubblica e ai politici di tutti gli schieramenti le ragioni di un’editoria senza profitti, senza padroni e senza catene. Un mondo che ha già vissuto tagli del 90% e vive sul mercato. Ma svolge anche una funzione pubblica essenziale, che viene ora riconosciuta come già avviene nel resto d’Europa».

I dubbi dei promotori della campagna però rimangono aperti, anche a fronte del raggiungimento di un obiettivo così importante. «Il fondo per il pluralismo dell’informazione sta diventando realtà», conclude il “copy”. «È un grande risultato. Eppure chi rischia di non vederlo mai sono proprio le voci libere che lo hanno chiesto, insieme ai loro lettori. Poche modifiche e sarà davvero una legge per chi legge. Senza punto interrogativo».

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