Susanna Camusso (CGIL): «L’informazione non può essere esclusiva dei grandi gruppi editoriali con grossi capitali»


CHIANCIANO. Un grande applauso nella platea del XXVII Congresso nazionale della Fnsi – il sindacato dei giornalisti – che si è appena concluso a Chianciano Terme, ha accompagnato esordio e conclusioni dell’intervento di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil.

Sindacati confederali, Cgil in testa, condividono, ciascuno con la propria autonomia, molte battaglie comuni. Insieme si sono trovati a Roma fianco a fianco per manifestare solidarietà ai giornalisti di Charlie Hebdo assassinati nella loro redazione dal fanatismo intollerante, ma si sono schierati uniti anche contro l’aggressione ai diritti dei lavoratori.

Conferenza di programma Cgil

«Sono molte le battaglie comuni, è vero, e continueranno, anche se in questi ultimi mesi ci siamo sentiti talvolta solitari nel denunciare con preoccupazione la perdita di diritti dei lavoratori che coincidono alla fine con la diminuzione della democrazia, della libertà. È innegabile infatti che la qualità del lavoro, la buona retribuzione del lavoro regolare, la sua stabilità, siano un valore della democrazia e non soltanto un obiettivo storico delle lotte sindacali. Non c’è lavoro libero senza diritti e questo caratterizza anche il senso di molte rivendicazioni dei giornalisti perché non c’è libertà di informazione senza dignità nel e del lavoro».

Ma che cos’è il lavoro oggi?

«È la domanda giusta. L’attacco ad alcuni degli istituti storici del lavoro, come l’articolo 18, rende più precario il lavoro, anche quello dei giornalisti. Le nuove forme di contratto, che preferisco chiamare in italiano piuttosto che in inglese, rendono alla fine i lavoratori più poveri e nel decreto 134, all’articolo 7, c’è un attacco ai lavoratori occupati negli appalti che li fa entrare immediatamente in conflitto con i neo assunti con i contratti a tutele crescenti – in realtà solo a monetizzazione crescente – che nega nei fatti il principio di uguaglianza dei lavoratori. Amplia una frattura sociale fra le generazioni e il lavoro ancora esistente, senza produrlo di una qualità migliore».

Il lavoro di qualità, anche per il mondo giornalistico, sembra essere diventato una sorta di chimera…

«La qualità del lavoro è un insieme di condizioni nel quale la contrattazione nazionale e generale di categoria ha un ruolo centrale, come lo è anche per il vostro contratto nazionale generale di categoria. Cosa succederebbe se cadesse questo pilastro del confronto sociale? Facile immaginare il grave deterioramento di ogni relazione industriale, anche quella dei sistemi editoriali».

susannacamusso

Il taglio lineare dei contributi all’editoria da parte del Governo può allargare lo spettro della disoccupazione in pochi mesi per migliaia di giornalisti e alcune centinaia di poligrafici.

«Ne siamo coscienti e questo è un tipico caso nel quale sindacato dei giornalisti e sindacato dei poligrafici hanno medesimi interessi di tutela. Tra l’altro dovremmo stabilire, una volta per tutte (e spero che la prossima riforma, se diventerà realtà, lo affermi), che un fondo pubblico debba servire soprattutto a quella editoria di idee, cooperativa e non profit, che dia buona e regolare occupazione ma sia anche il segno che l’informazione non è promossa in modo esclusivo dai grandi gruppi editoriali, quelli che alle loro spalle hanno grandi capitali».

Nel congresso della Fnsi è emersa anche – da parte dei giornalisti più giovani e meno garantiti – una forte domanda di rappresentanza negli organismi sindacali.

«È un tema appassionante a cui il sindacato sta dando delle risposte, ancora troppo timide. Penso che dovremmo fare di più. Per parte nostra stiamo riflettendo su come riunificare il variegato mondo – giornalistico e non – che opera nei settori editoriali come in quelli ad esso connessi. È anche per non relegare i giovani e i precari in un apartheid senza fine che la Cgil ha così radicalmente contestato i nuovi provvedimenti del Governo in materia di lavoro, tema sul quale in passato altri governi avevano provato a intervenire. Ma oltre alla cancellazione dei diritti nel lavoro, nei provvedimenti del governo ci sono altre norme che vanno cambiate. Le nuove forme di cassa integrazione, ad esempio, sono state modificate con minore tutela soprattutto per i lavoratori precari, come se il lavoro fosse un lusso, non il cardine di una società e delle sue buone relazioni».

È un quadro drammatico.

«Sì, ma con una certezza di speranza: l’unità del mondo del lavoro, inclusi quei giornalisti più attenti che – prima ancora delle questioni del lavoro e del sindacato – disegnano la vera declinazione dei valori per i quali abbiamo manifestato insieme dopo l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo e la grande marcia di Parigi…. Libertà, uguaglianza, fraternità si coniugano perfettamente con diritti, dignità, lavoro. Non ce lo scordiamo. Non dovete scordarlo».

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