Sangermano (USPI): «Bene la legge sull’editoria. Ora diamo sostanza alla riforma»


(dal Corriere Romagna del 10 novembre 2016)

RIMINI. Dopo quasi due anni di discussione, il Parlamento ha finalmente licenziato la Legge di riforma dell’editoria per il triennio 2016, 2017, 2018, dando così respiro a un settore in particolare quello cooperativo e no profit fortemente provato dalla crisi. Ma è davvero tutto risolto? Prova a dare una risposta Salvatore Sangermano, direttore di Più notizie, testata che fa capo alla cooperativa Edizioni Moderna di Ravenna, nonché membro della direzione nazionale di Mediacoop, della direzione nazionale e della giunta esecutiva dell’Uspi (Unione stampa periodica italiana), e suo segretario regionale.

«A proposito dei tempi di approvazione della Legge a sostegno dell’editoria dice Sangermano voglio rilevare innanzitutto che ci sono voluti almeno sei anni per andare a sostituire quelle esistenti (la Legge 416 del 1981 e la 250 del 1990). Nel 2010 il Governo Berlusconi cancellò dalla legge l’articolo riguardante il diritto soggettivo, che determinava con certezza agli aventi diritto l’ammontare dei contributi, anche se non ne definiva i tempi di erogazione. Da allora le imprese sono state costrette a costruire i propri bilanci senza alcuna certezza dei fondi sui quali poter contare. Dal 2010 a oggi questa incertezza, unitamente a una crisi economica emergente, ha di fatto costretto molte aziende editoriali a chiudere i battenti. La stampa italiana dei quotidiani e periodici cartacei ha subito un calo dei ricavi, delle vendite e della pubblicità pari al 50%, con un ulteriore calo del 4,7% negli ultimi mesi del 2016. Ciò ha determinato un impatto occupazionale devastante per il settore e anche per gli istituti previdenziali. La legge recentemente approvata va finalmente nella direzione di sostenere il settore, dando regole e impegni certi e una prospettiva di futuro alle aziende che sono rimaste e che sono ancora in grado di resistere ai lievissimi segnali di ripresa economica in atto nel nostro Paese».

Cosa resta da fare?

«Dopo l’approvazione della legge restano da definire con urgenza le linee guida e l’emanazione dei decreti attuativi, senza dimenticare le modalità con cui reperire i fondi necessari. È fondamentale pertanto definire con urgenza questi ultimi passaggi, per dare sostanza alla riforma. Per uscire dalla crisi del settore occorrono poi altre cose: migliorare il sistema distributivo e postale, definire incentivi fiscali alle aziende che investono in pubblicità, incentivi per il passaggio al digitale, favorire le ristrutturazioni e fusioni aziendali, creando maggiore consapevolezza nel rapporto fra editori e organizzazioni dei lavoratori, anche rafforzandone la rappresentanza».

Sono stati anni difficili. Numerose testate si sono ritrovate all’improvviso a non poter programmare il proprio futuro. I finanziamenti inizialmente previsti sono stati tagliati in corso d’opera, a bilanci già approvati. Ancora adesso non vi sono certezze circa i contributi statali per l’anno 2015, così come non sono ancora arrivati i conguagli per gli anni 2011 e 2012.

Che cosa si chiede al governo?
«Sarebbe necessario che il governo definisse con urgenza il pregresso e procedesse celermente alla emanazione dei decreti attuativi della legge approvata».
La riforma dell’editoria ha però diversi aspetti positivi: tra questi, una nuova attenzione all’informazione online.

«Certamente. Per la prima volta vi è una specifica attenzione all’informazione online, che entra a pieno titolo nella enunciazione dell’informazione con regole che devono essere rispettate per accedere al sostegno pubblico. Anche con particolare attenzione alla qualità dell’informazione e al numero dei giornalisti che devono essere presenti. Questa rivoluzione digitale in atto pone una serie di problematiche che le aziende editoriali devono saper affrontare con rapidità e determinazione, e in questo ritengo che la legge approvata apra nuovi spiragli. La nascita di centinaia di voci nel panorama informativo del web siti, blog, social ha da una parte creato un nuovo modo di comunicare e di fare informazione, ma pone con forza la necessità di regolamentare la presenza sul mercato di questi nuovi mezzi, per evitare di creare squilibri fra chi opera nelle regole e chi improvvisa ».

E come?
«Una serie di adempimenti sono necessari: l’iscrizione di ogni testata al tribunale, la presenza di un direttore responsabile a garanzia di una informazione professionale e di qualità, a tutela del lettore e del cittadino (ad esempio per i casi di diffamazione). Chi fa informazione in ogni settore deve seguire le stesse regole, altrimenti chi le rispetta non può competere con chi non le rispetta.

Non a caso i contenuti della legge recentemente approvata vincolano le imprese che accedono ai contributi ad avere al loro interno giornalisti professionisti in numero definito in base alla periodicità, per garantire una informazione di qualità. Solo così questa riforma ha senso, altrimenti si rischia di trovare sul campo altri cadaveri con centinaia di lavoratori disoccupati a carico passivo dello Stato, rendendo inefficace il significato e gli obiettivi della riforma stessa».

«Su questi ultimi aspetti – continua Sangermano – nei prossimi mesi a mio avviso occorrono altri provvedimenti a tutela di chi svolge informazione di qualità, a tutela dei cittadini, provvedimenti che vadano a regolamentare chi improvvisa informazione, come alcuni blog o siti, ma che comprendano anche l’utilizzo dei social network, e infine regole per i motori di ricerca che utilizzano gratuitamente l’i nformazione che le aziende editoriali producono, ma senza riconoscimento alcuno».

 

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