Quella voce storica tra Italia e Slovenia che vuole continuare a informare


C’è un altro settore, anche se piccolo quantitativamente parlando, dell’editoria italiana colpita dai tagli al fondo dell’editoria ancora fermi al 2013 e fortemente ridimensionati lo scorso dicembre. Si tratta dei quotidiani nati per sostenere l’integrazione delle minoranze storiche nello Stato italiano e che dal secondo dopoguerra sono servite a migliorare decisamente i rapporti fra nazione italiana e cittadine e cittadini di lingue diverse nelle zone di confine. Il caso del Primorski Dnevnik, quotidiano locale in lingua sloveno, diffuso in Friuli-Venezia-Giulia nelle province di Trieste di Gorizia è uno di quegli esempi virtuosi che rischiano di fermare la loro esperienza., del comitato di redazione del quotidiano con sede principale a Trieste, risponde alle domande del Corriere Romagna.

primorski

Quando siete nati?

«Il primo numero del Primorski Dnevnik è nato a Trieste il 13 maggio 1945. In origine fu il giornale di posizioni comuniste, ma poi divenne più semplicemente un quotidiano di informazione generale con notizie internazionali, nazionali, regionali e locali. Poi la svolta importante fu quando nel 1997 nacque la cooperativa dei lettori e degli abbonati, circa 2mila divennero soci e formalmente sono i proprietari del nostro giornale. E’ questa cooperativa che da alcuni anni ha ricevuto una piccola quota di contributi pubblici del fondo dell’editoria e non ha certo lucrato concedendo vantaggi ai soci o megastipendi a noi giornalisti».

Ha ancora senso dare voce alla minoranza di origine e lingua slovena in Italia?

«Parlare oggi delle minoranze linguistiche va inquadrato nel segno di una unità europea nella quale noi sloveni ci sentiamo in ogni Paese in cui siamo minoranza a nostro agio. Altro conto è garantire che le tradizioni, la cultura di un popolo dialoghi, si integri e formi nuove armonie fra i popoli. Per noi che ci occupiamo di informazione la cultura, l’educazione, il linguaggio, le notizie di servizio, i dibattiti pubblici sono fondamentali. Non vorrei che ci fraintendeste non siamo un quotidiano etnico…».

In quali segmenti si articola la vita del Primorski…

«È un piccolo quotidiano locale-nazionale. Si va dagli interni agli esteri, dallo sport allo spettacolo e poi le cronache locali di Trieste e provincia e Gorizia e provincia. La pubblicità la raccoglie una società concessionaria del nostro territorio di diffusione. Siamo presenti costantemente nelle scuole con ovviamente uno scambio continuo con dirigenti scolastici e insegnanti anche di lingua italiana. Sono lontane le incomprensioni determinate, soprattutto, dalle tragiche vicende della Seconda guerra mondiale. Direi che da questo punto di vista siamo un pezzo della democrazia della regione e non un piccolo Stato nello Stato».

Siete preoccupati per la diminuzione di attenzione che il taglio nel fondo per l’editoria ha provocato?

«Confidiamo che il Dipartimento per l’informazione della presidenza del Consiglio possa trovare le risorse che sono venute a mancare ormai progressivamente. Per chi come noi ha scelto di essere cooperativa quella parte pubblica di bilancio, anche se non è certo complessivo, rende possibile un percorso dentro il confine fra Italia e Slovena. Una voce storica come la nostra che compirà a maggio 50 anni di vita sarebbe una perdita per tutti se andasse incontro alla sua crisi definitiva».

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