Piero Ragazzini (CISL): «La libertà di informazione è centrale nella democrazia»


Nel congresso nazionale della Fnsi a Chianciano Terme è intervenuto Piero Ragazzini, responsabile organizzativo e componente della segreteria generale della Cisl. Sui temi affrontati nel corso del suo intervento ha rilasciato una intervista.

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Come vede la libertà d’informazione nel nostro Paese?

«Credo che il tema della libertà dell’informazione rimanga la questione centrale della democrazia. L’ossigeno dell’informazione serve come propellente per garantire che fra le istituzioni, i poteri economici e politici, i lavoratori e la cittadinanza ci sia un veicolare delle notizie necessarie per capire, per tutelarsi, per conoscere le regole del gioco. Per questo personalmente non ho mai creduto che la produzione dell’informazione se voglia avere della qualità possa prescindere dal lavoro dei giornalisti».

Raccontare il mondo nell’era della globalizzazione è più difficile rispetto al passato quando il giornale di carta era l’unico mezzo con il quale si raccontavano gli eventi…

«Tutto è diventato più difficile, anche fare sindacato come nel mondo stesso del giornalismo avete descritto in questo congresso nazionale a Chianciano Terme. Per questo la centralità del contratto, aggiornato ai tanti che non hanno accesso al lavoro o sono in condizioni di precarietà rimane fondamentale».

Le nuove tecnologie stanno cambiando profondamente le mansioni dei nuovi media…fra l’altro stanno indebolendo molto sia la figura tradizionale del giornalista e molto anche quella del poligrafico.

«Questo fattore, fra altri, lega le battaglie dei giornalisti e quelle dei poligrafici per riaffermare la loro identità come attori dei processi dell’informazione. Forse si sta dimenticando che l’informazione è determinata dalla forza del capitale umano, dalla sua creatività e intelligenza non solo dai “big data” accumulate dall’intelligenza artificiale. Fra l’altro bisognerà pur mettere mano ad una delle più gravi ingiustizie in corso. Le grandi multinazionali che guidano la raccolta dati sui social network hanno scelto in Europa il Paese economicamente e fiscalmente più favorevole per non pagare le tasse nelle altre nazionali in cui operano. Basterebbe una tassazione anche minima sul diritto d’autore per avere fondi di promozione a favore dell’editoria da anni in grave crisi».

Fra pochi mesi giornalisti e poligrafici di oltre 30 testate quotidiane e periodiche sono a rischio di disoccupazione perché è stato operato un taglio del 45 per cento del fondo per l’editoria, dopo che dal 2010 è proseguito un taglio progressivo del fondo presso la presidenza del Consiglio.

«La tecnicalità del Fondo non la conosco, ma ho saputo che la sua erogazione segue ormai un ritardo di oltre un anno e se non mi sbaglio all’inizio del 2015 si percepiscono contributi del 2013. Mi sembra problematico, se non impossibile definire bilanci credibili se le regole sono viziate in questo mondo. Né penso che i piccoli editori abbiano le stesse possibilità dei grandi gruppi. Eppure il dettato costituzionale parla chiaro sull’articolo 21, ma è anche l’esperienza della diffusione dell’informazione che addirittura ha un servizio pubblico radiotelevisivo ad ammettere che vi siano giornali incentivati, non certo sostenuti in tutto e per tutto, dall’economia pubblica. La notizia della riforma generale dell’editoria annunciata dal Governo è una buona cosa, ma non mancheremo di fare sentire anche la nostra voce per impedire che in pochi mesi scompaiano giornali che danno voci a idee, territori, persino minoranze culturali e linguistiche. Non sono tempi, sia pure nel grave disagio in cui vive la maggioranza di noi italiani, dove allargando la disoccupazione e il peggioramento dei conti degli enti previdenziali come il vostro INPGI e l’INPS si mantiene la coesione sociale. Un governo che punta all’innovazione come si è dichiarato quello nato un anno fa non può sottovalutare l’implosione che produrrebbe una nuova crisi soprattutto in un settore delicato come quello dell’informazione».

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