Libertà di informazione ancora umiliata: per chi vive in collina e in montagna niente giornali e niente posta regolare 1


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“Non possono prenderci a pesci in faccia”. Non usa giri di parole il sindaco di Roncofreddo, Massimo Bulbi, per definire il Piano adottato da Poste Italiane riguardo alla consegna non solo a giorni alterni, ma “a scacchiera”, come da tempo lo definisce la Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici, 190 testate nel Paese, quasi un milione di copie ogni sette giorni, per lo più inviate via posta. Rincara la dose anche il primo cittadino di Mercato Saraceno, Monica Rossi: “Chi abita in Valle non è un cittadino di serie B”. Anzi, come sottolineano tutti i sindaci dei Comuni interessati dal provvedimento che entrerà in vigore nella sua prima fase all’inizio del mese di ottobre (il nostro territorio non è coinvolto, ma lo sarà di certo o il primo aprile 2016 o nel febbraio 2017) quanti hanno deciso di rimanere in montagna, in collina o in campagna andrebbero premiati. Invece, da un lato si dice che occorre presidiare tutte le zone, dall’altra si tolgono i servizi. E questo succede da anni. Ora siamo arrivati alla consegna della posta, dopo che da tempo sono stati ridotti gli uffici postali, con non pochi disagi per i cittadini. Per non parlare dei presidi sanitari, di quelli scolastici, di tutte quelle forme di presenza dello Stato che stanno sempre più venendo meno. Ora il rischio è quello di fare saltare l’informazione locale e nazionale. Come potranno essere consegnati un quotidiano o un settimanale come il nostro, un quotidiano che esce una volta alla settimana, se non verranno recapitati puntualmente? Se e quando giungeranno nelle case degli abbonati saranno già vecchi. Siamo davanti all’ennesima batosta per la libertà di informazione. E per il legame della gente con le proprie radici e con le proprie convinzioni. Sotto pare ci sia la volontà di azzerare ogni tipo di rapporto che abbia durata e senso. Cittadini slegati e disorientati si possono meglio manovrare. Non vogliamo assolutamente immaginare che il pensiero sotteso sia questo, ma per quel che attiene l’informazione e la consegna della posta più in generale non si può parlare solo in termini economici. C’è un valore sociale da tenere presente. Non si può chiedere al servizio a domicilio del postino di riuscire a fare quadrare i conti. Quadrerà con il bilancio sociale di Poste Italiane. E non è di certo da sottovalutare questo dato. Come per i trasporti, per la sanità e per l’istruzione, tanto per citare solo alcuni esempi clamorosi, così per la posta non si può ragionare solo con il dare e l’avere. E non si può invocare la soluzione della Rete come alternativa. Lo dicono i sindaci stessi: purtroppo i nostri territori sono i meno serviti dalle linee veloci. L’’Italia è tanto diversa, ma più che un limite, si tratta di una ricchezza da rispettare e da salvaguardare. Ancora una volta diciamo no al piano delle Poste. Una scelta improvvida che discrimina i cittadini e mette a rischio la libertà di informazione. Il governo, come promesso, ci metta mano subito. Prima che sia troppo tardi.

Francesco Zanotti

 


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