La lotta tra poveri di chi punta a far chiudere gli altri. Il giudizio ai lettori


I contributi dello Stato non sono una regalia e le testate diocesane, questa compresa, non sono giornali di serie B, da trattare in modo spregiativo. Lo ribadiamo ancora una volta. Non sarei voluto tornare in argomento, ma mi sento quasi costretto a intervenire dopo gli ampi servizi usciti sul Qn (il fascicolo nazionale del Carlino) di venerdì scorso.

Segnalo un titolo: “Gli aiuti di Stato non finiscono mai. Benefici milionari anche alla stampa cattolica e alle cooperative”.

Ormai dovrebbe essere noto a tutti: il sostegno dello Stato all’editoria rappresenta un modo concreto per favorire il pluralismo dell’informazione, come avviene in gran parte dei Paesi europei o a democrazia evoluta. Ovunque accade, ma questo non viene quasi mai ricordato. Perché? Il mercato da solo non è sufficiente a regolare un settore tanto delicato come quello dell’informazione, che non può essere lasciato alla mercé di domanda e offerta.

Dispiace evidenziare come nell’articolo del quotidiano non si faccia cenno ai contributi indiretti o ad altre forme di finanziamento pure indiretto, come ad esempio la pubblicità istituzionale, di sovente indirizzati verso certi quotidiani, che continuano ad affermare di non usufruire di aiuti di Stato.

Devo ammettere che non avrei voluto questa polemica sterile, una sorta di lotta tra poveri, che sembra abbia il solo intento di guadagnare qualche copia in più dalle possibili chiusure altrui, la nostra compresa. Sì, i lettori devono sapere che c’è chi diffonde informazioni parziali col solo intento di raccattare qualche nuovo lettore.

Nelle pagine citate viene esemplificato il caso di un giornale nostro cugino, il settimanale di Pinerolo “L’Eco del Chisone”, tanto radicato da essere per anni l’organizzatore del carnevale locale in grado di calamitare nella cittadina piemontese oltre centomila persone. Invece il Qn che fa? Lo apostrofa con il titolo “Settantamila euro al settimanale che organizza il carnevale”, tacendo che il giornale in questione è fortissimo nel suo territorio. Fondato nel 1906, ha una tiratura di ventisettemila copie e dà lavoro a una ventina di persone.

Chi legge ha materia per giudicare. Abbiamo un sogno. Vorremmo vedere al nostro fianco colleghi giornalisti ed editori su tutte le battaglie in favore della libertà d’informazione, come quella contro il Piano Poste che partirà il primo ottobre prossimo e ci vede impegnati da lungo tempo. Le questioni di retrobottega non ci piacciono. Abbiamo a cuore il territorio e ciò che esso rappresenta. Finché sarà possibile faremo sentire la nostra voce perché non cali il sipario sulle periferie di questo Paese.

(di Francesco Zanottidal Corriere Cesenate del 24/9/2015)

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