Il Sindaco di Cesena, Paolo Lucchi: «I tagli retroattivi sono una forzatura inaccettabile»


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La libertà di informazione (parte integrante della libertà di espressione) è un valore fondamentale, come ci ha ricordato più volte la cronaca, anche nelle ultime settimane. Proprio per questo oggi è necessario  tenere alta l’attenzione anche su alcune vicende italiane, poiché i loro esiti potrebbero influenzare in modo molto pesante il pluralismo dell’informazione.

Mi riferisco in particolare al dibattito che si è sviluppato intorno al destino del “Fondo per l’editoria” – che ha già investito la competente commissione del Senato e che ora è all’ordine del giorno della Camera dei Deputati -, incentrato sulla proposta di azzeramento del Fondo stesso, avanzata dal Movimento 5 Stelle.

Non è da oggi che si interviene del settore dell’editoria e delle forme di sostegno ad esso, soprattutto con l’intento di correggere le storture che – va detto – il sistema presentava in passato. In questo senso è andata la riforma approvata nel 2012, che ha introdotto elementi vincolanti per accedere al Fondo. Fra essi, vale la pena ricordare il numero di copie effettivamente vendute (e non più le tirature come in passato), la certificazione di tali dati e la presenza di contratti di lavoro a tempo indeterminato.

Il percorso allora intrapreso, a mio avviso, rappresentava un risposta utile alle esigenze di razionalizzazione del sistema, capace anche di realizzare risparmi in termini di finanziamento del Fondo. Al tempo stesso, produceva un meccanismo di sostegno all’informazione, in modo di garantire, appunto, pluralismo nell’informazione.

Fra le proposte intorno a cui si sta sviluppando l’attuale dibattito parlamentare, c’è la previsione di tagli già a partire dallo stanziamento del 2014 e, se ciò avvenisse, questo creerebbe enormi problemi di bilancio agli editori, specialmente quelli più piccoli. Infatti, il Fondo 2014 è riferito ai bilanci 2013 (i pagamenti hanno uno sfalsamento di un anno rispetto alla competenza contabile) ed eventuali tagli sarebbero totalmente retroattivi, con la conseguenza di determinare per i quotidiani, i settimanali, i mensili coinvolti, sopravvenienze passive la cui portata potrebbe essere davvero grave. È come se, dopo aver ricevuto un contributo, l’anno dopo qualcuno ci  chiedesse di restituirlo. Tale forzatura a me pare inaccettabile!

Vi chiedo, quindi, la disponibilità a riflettere insieme sull’inopportunità di tale misura, pur nella consapevolezza che, seppur già riformate, le misure a sostegno del settore editoriale possano essere ulteriormente migliorate. Ciò però deve avvenire senza incidere sui bilanci passati, ma intervenendo sugli esercizi futuri, in modo di dare la possibilità agli editori di adottare, dal punto di vista imprenditoriale, le azioni dovute. Se riforma deve essere, insomma, che sia, ma a carte ferme e senza mettere in crisi gravissima nessuno.

Ciò assume ancora maggior valore se si pensa agli organi di informazione locale (che sono canali di informazione fondamentale per i cesenati che desiderano seguire le vicende della nostra comunità), la cui struttura imprenditoriale è spesso poco capitalizzata è che, quindi, hanno maggiori difficoltà a gestire variazioni significative di conto economico “un anno dopo”.

Le testate di  informazione locale svolgono una funzione straordinaria nel raccontare e  documentare  la vita della comunità, nel mantenere stretto il contatto fra cittadini, istituzioni, rappresentanze associative e sociali, contribuendo ad alimentare il dibattito sui temi quotidiani e sulle prospettive future della città.  Ritengo che il loro ruolo sia prezioso e che sia necessario dedicargli grande attenzione.

Per questo – e per la ricchezza che questo pluralismo porta anche al nostro territorio e alle nostre comunità – vi chiedo di approfondire quanto si sta sviluppando intorno al fondo per l’editoria e di lavorare per individuare proposte che meglio possano garantire quel pluralismo di cui, ogni giorno, il nostro Paese necessita. So che non sottovaluterete questo tema e che farete il possibile perché le donne e gli uomini cesenati che lavorano nel campo dell’informazione e tutti coloro che alla libera informazione tengono come ad un valore profondo, non vengano definitivamente puniti da un provvedimento applicato con una rigidità che a tanti pare incomprensibile.

Paolo Lucchi

Sindaco di Cesena

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