Il pluralismo dell’informazione tra anniversari importanti e problemi spiccioli


DI PIETRO MARIANO BENNI – Gente d’Italia

“L’Italia è il paese europeo in cui si versano meno soldi pubblici al sostegno del pluralismo dell’informazione. Una ricerca della Oxford University quantifica il contributo pubblico all’editoria della Finlandia in 1.307 euro procapite annuo; in Francia questa cifra è pari a 18,77 euro procapite annui. In Gran Bretagna siamo a 11,68 euro, in Germania 6,15 euro. E in Italia? Nel 2013 sono stati erogati circa 56 milioni di euro, che su una popolazione di 60 milioni di abitanti fa una spesa procapite annua di meno di 1 euro. Per il 2014 sono in bilancio appena 20 milioni di euro: pari a 30 centesimi di euro procapite”: lo leggo, appena pubblicato, sul blog di “menogiornalimenoliberi”. E in tutta sincerità mi sembra più notizia – e più importante – di altri fatti che oggi, Sabato, ottengono spazio sulle prime pagine di carta e di bits delle testate più grandi e più piccole. Più importante perché anche fatti più che significativi come l’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro e i richiami all’Europa sulla questione dei migranti e sull’eccesso di austerità – entrambi negli ulrimi discorsi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – rischiano di non trovare affatto, soprattutto all’estero, l’eco che pure dovrebbero avere. Con meno giornali, soprattutto quelli italiani all’estero, non solo si è meno liberi ma si diventa di certo sempre meno rilevanti nel mondo. Per il 25 Aprile, il direttore di questo giornale ha scritto: “Sono tempi difficili per la stampa e difficilissimi per la stampa italiana all’estero… Non possiamo non vedere che, anche a causa della crisi economica e sociale che sta pervadendo il mondo intero, resta il rischio concreto che la mancanza di una prospettiva per milioni di cittadini possa essere un terreno fertile per il riaffermarsi di una cultura antidemocratica, xenofoba frutto di un miope istinto di autoconservazione. Dobbiamo allora stare attenti e fare di più perché questa cultura, autoritaria, non dilaghi”. Ecco questo è il punto: chi rilancerà nel mondo, in particolare tra l’altra Italia che risiede all’estero, le parole di Mattarella, il ricordo di Aldo Moro, i problemi dell’Italia e dell’Europa e la lotta alla cultura autoritaria quando alle testate come “La Gente d’Italia” sarà stato impedito di sopravvivere? “L’EUROPA DEVE SCEGLIERE IL PROPRIO DESTINO e la scelta dell’Europa influenzerà, non poco, gli equilibri mondiali e la stessa qualità della globalizzazione; l’egoismo è al di fuori dei valori dell’Unione” ha detto il presidente Mattarella in occasione della “Giornata dell’Europa” e nel 65° anniversario della dichiarazione Schuman, con cui nel 1950 vennero messe le basi della Ceca (Comunità Europea del carbone e dell’acciaio) e quindi dell’Unione Europea. “Ci vuole meno egoismo – ha aggiunto Mattarella – per dare ai nostri giovani europei una prospettiva di lavoro, di vita, di relazioni sempre più intense. Meno egoismo per affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni. Meno egoismo per svolgere un ruolo efficace di pace in Africa e nel Medio Oriente“. Meno egoismo, certo, per queste prioritarie e nobili cause, ma meno egoismo e più attenzione anche per quei giornali che cercano di tener viva la voce dell’Italia nel mondo, molto spesso con fatica e sacrifici poco o niente riconosciuti. “La pace mondiale – diceva il 9 Maggio 1950 il ministro degli Esteri francese Robert Schuman all’unisono con il suo consigliere Jean Monnet – non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative creative all’altezza dei pericoli che ci minacciano. Mettendo in comune talune produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità [poi presieduta da Monnet, ndr] le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno [tra cui l’Italia, ndr] saranno realizzate le prime fondamenta concrete di una federazione europea indispensabile alla salvaguardia della pace”. Tante parole molto belle, che certo vale la pena di ricordare ma purtroppo solo in piccola parte realizzate. Questioni enormi, certo non direttamente paragonabili ai problemi della stampa italiana all’estero. Ma vogliamo davvero fare in modo che si spenga anche l’eco delle belle parole – e dei sentimenti che possono suscitare – togliendo ossigeno agli altoparlanti dell’Italia nel mondo? Si vuole davvero cancellare tra gli italiani all’estero anche il ricordo di momenti importanti della storia nazionale? “RICORDARE – ha detto Mattarella, deponendo una corona in via Fani, a Roma, dove venne trovato il corpo di Aldo Moro – significa anche non rassegnarsi mai nella ricerca della verità. Desidero rivolgere un pensiero particolare alla memoria di quei tanti giovani, di qualunque orientamento, che hanno avuto la vita spezzata dalla violenza politica, che è sempre esecrabile. Il terrorismo ha lasciato nei familiari delle vittime ferite profonde. Vorrei dire a tutti coloro che hanno perso un genitore, un compagno, un figlio, un fratello o un amico che sono loro vicino, con comprensione e solidarietà”. Presidente, i giornali italiani all’estero devono sopravvivere anche per questo: per “ricordare, ricordare, ricordare” che l’Italia esiste anche all’estero e non deve avere un futuro sempre più povero di comprensione e solidarietà. Se ci sono stai i soldi per un sito assurdo e cacofonico come “VeryBello”, possibile che non ce ne siano per le voci davvero belle dell’Italia nel mondo?

 

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