Marinella Baltera (Fiom-Cgil) avverte: “Altissimo il rischio del pensiero unico”


PROSEGUIAMO con le interviste a personalità della politica, della vita culturale e sociale del nostro territorio, chiedendo loro di contribuire alla campagna “Meno giornali meno liberi”, avviata a livello nazionale da giornali non profit, associazioni di categoria e sindacati (Aci, Mediacoop, File, Fisc, Fnsi, Articolo 21, Slc-Cgil, Anso e Uspi) per salvaguardare il pluralismo dell’informazione ed avviare la riforma del settore dell’editoria.

Ad oggi si tratta di scongiurare la chiusura di 200 testate e la definitiva perdita di un patrimonio unico di notizie locali. Luna Nuova chiede la partecipazione dei rappresentanti territoriali, dei lettori e di tutti i cittadini, per sensibilizzare il governo in difesa del diritto primario di informare ed essere correttamente informati. In questa nona puntata chiediamo un contributo a Marinella Baltera, funzionaria della Fiom-Cgil provinciale presso la sede di Collegno.

Baltera luna nuova

Dottoressa Baltera, non crede che il ruolo dei giornali locali sia insostituibile nel panorama italiano dell’informazione? Chi se non l’informazione locale può dare voce alle realtà associative, politiche, culturali, sportive, delle periferie urbane come dei piccoli centri montani?

«Sono proprio convinta dell’insostituibilità della informazione locale, avendo più volte sperimentato, nello svolgere il mio lavoro, dell’utilità di un giornale che riporti con il dovuto risalto notizie che per le persone coinvolte sono importanti ma che nella logica di giornali “nazionali” non riescono ad avere la dovuta attenzione e a cui spesso vengono dedicate poche righe. Questo in particolar modo per le crisi aziendali, per i licenziamenti, per le chiusure: situazioni che in questi anni abbiamo vissuto in modo drammatico: i giornali locali sono stati una utile “cassa di risonanza” e anche, ovviamente, di confronto tra posizioni diverse tra di loro».

Non ritiene, come sostengono molti, che il pluralismo dell’informazione sia un “bene comune” da salvaguardare?

«Ovviamente sì, pur nella correttezza della informazione (che non sempre avviene) ci possono essere legittime posizioni diverse e questo viene garantito solo se ci sono più fonti e più “letture” dello stesso fatto. Molto spesso, in questi anni difficili per il sindacato e per i lavoratori, ci siamo scontrati con un “pensiero dominante” che abbiamo fatto molta fatica a contrastare, stante anche la “sproporzione” del potere che ha chi gestisce le leve dell’informazione».

L’editore di Luna Nuova è una cooperativa di giornalisti non profit: quale migliore garanzia verso i lettori?

«Non sono un’esperta in questo senso ma penso che una cooperativa, se veramente è una cooperativa, sia una buona garanzia di indipendenza. Devo dire che in questi anni, in cui personalmente mi sono confrontata spesso con situazioni drammatiche di chiusure e forti ricorsi ad ammortizzatori sociali, ho trovato una grande disponibilità e una volontà di “stare sulla notizia” precisa e puntuale di tutti giornalisti in cui, per competenza territoriale, mi sono imbattuta».

Piccoli giornali, con bacini di utenza circoscritti, non hanno la possibilità di accedere a grandi risorse e rischiano di morire stritolati da pochi grandi gruppi editoriali. Come avviene in tutta Europa, anche in Italia lo Stato deve intervenire in loro difesa?

«Sì, lo Stato deve intervenire a difesa dei piccoli giornali, almeno in proporzione di quanto fa con i giornali a grandi tirature, che spesso hanno “grandi tirature” e “grandi quantità di copie invendute” il cui spreco viene coperto, appunto, dai finanziamenti».

Se lo Stato non intervenisse, il mercato dell’informazione cartacea rimarrebbe in mano a pochi potenti. Con quali rischi per la democrazia?

«Altissimo, penso sia estremamente pericoloso che chi ha i soldi possa concentrare tutte le fonti di informazione dando spazio solo a quel “pensiero unico” che è funzionale a interessi di pochi, e che può essere maggiormente manipolato rispetto ad una pluralità di interessi che normalmente regolano una società civile».

Lei se la sente di sostenere la campagna nazionale “Meno giornali meno liberi” attuando un’azione di lobbing assieme ad altri politici sensibili al questo tema?

«Sì, se aperta a tutti i soggetti sociali e non solo politici».

(Marco Giavelli – Luna Nuova, 10 aprile 2015)

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